martedì 29 dicembre 2015

Fine di un anno terrificante.

Ultime novità. 

Anche se sembra che qualcosa si stia muovendo, ancora nulla si sa di certo sul concorso e sul nuovo TFA. Qualcuno potrebbe obiettare che ora sappiamo con sicurezza quanti insegnanti verranno assunti con il prossimo concorso (vedi qui pag. 2), ma penso che sia più importante conoscere i numeri suddivisi per regione e per classe di concorso. Per di più alcune indiscrezioni degli scorsi mesi sono state smentite in queste ore, cosa che mi consiglia di non perdere tempo ad allarmare inutilmente chi legge queste righe (se proprio volete conoscere le ultime dichiarazioni del ministro, leggete qui).
Sul corso di abilitazione il silenzio è ancora più assordante, ma dubito che si rimangino la parola e che decidano di non emanare il bando, dopo il clamore mediatico sollevato.

Quando saranno emanati i bandi vi aggiornerò.


Non mi rimane altro che fare gli auguri a tutti e ringraziare, in primis, quanti di voi mi hanno accompagnato in quest'anno di passaggio (di passaggio per me e per chi, come me, si è abilitato!).


Augurare un sereno 2016 ha un retrogusto molto amaro, visto come è andato quello passato: la legge approvata in estate cancella ogni possibilità di costruire un Paese migliore perché demolisce il nostro sistema scolastico democratico e meritocratico. E dire che la consultazione sulla "buona scuola" doveva essere fatta on line proprio per coinvolgere tutti! Sembra che le proposte di quel sito non siano state nemmeno lette, a tutto vantaggio delle istanze imposte dai soliti noti (e che, fino a pochi anni fa, venivano condannate dal partito oggi al governo, vedi qui).


Da ex-tieffino non posso evitare di fare i conti con la mia esperienza di tirocinante, ma, volendo evitare di commentarla direttamente, prendo in prestito le parole (segnalatemi dalla cara collega Marta Guglielmi) di una che tieffina non è mai stata, ma che, circa 140 anni fa, ha vissuto l'umiliante e vuota esperienza del corso di abilitazione all'insegnamento.
Mi riferisco a Matilde Serao.
In un'Italia da sempre dominata da persone che non smettono di parlare di riforme e che paventano rivoluzioni riciclando e ripresentando il vecchio, è comunque agghiacciante rendersi conto che non è cambiato proprio nulla in 140 anni. O meglio, i nomi cambiano, ma la sostanza resta sempre la stessa.


"Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l’essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva."
M. Serao


Personalmente, rileggendo le parole di Matilde Serao, pensavo anche alle torme di pedagogisti e psicologi dell'apprendimento che vogliono avere ancor più voce in capitolo nella formazione dei docenti e si lamentano dello spazio eccessivo dato alle conoscenze disciplinari nella formazione dei futuri professori (vedi qui). Gente che, senza mai aver passato un'ora in classe (o dopo decenni di lontananza dalla Scuola), insegna durante l'anno di TFA tecniche didattiche sciocche e inutili, oppure reinventa le più ovvie con nomi altisonanti.
E così vorrebbero preparare i neolaureati alla vita concreta nelle classi, facendoli studiare (è tutta teoria!) per un anno "Scienze delle merendine".

Per fortuna quest'anno di TFA mi (ci) ha dato la possibilità di vivere esperienze significative sul campo, durante i tirocini, a stretto contatto con i ragazzi e con i docenti anziani (dal punto di vista professionale e non necessariamente anagrafico!). A questi ultimi, alla loro pazienza, alla loro competenza e alla loro passione va il mio più profondo ringraziamento.
Peccato che non sia stato facile, in realtà, ritagliare un po' di tempo per svolgere un tirocinio serio, perché proprio i pedagogisti che gestiscono il TFA hanno cercato di sostituire le ore nelle classi con assurdi, inutili, ma obbligatori lavori di gruppo a sfondo pedagogico (da circa 500 ore di tirocinio previste nelle classi, siamo passati a circa 100!).

Quello che mi piace pensare, però, è che queste difficoltà ci abbiano temprato, confermando la nostra scelta e la nostra vocazione di docenti. Ogni giorno, quando entro nelle classi, percepisco quella che considero l'essenza del nostro lavoro, il donare agli altri quelle conoscenze e quella passione che con molta fatica siamo riusciti a costruire e che saranno decisive anche per la crescita dei nostri ragazzi.

A presto e speriamo in buone notizie!